Da bambini avevamo le classiche cartelle rettangolari, quelle in pelle colorata, chiuse con le due fibbie in metallo. Avevamo braghe corte e ginocchia perennemente sbucciate. Era l’epoca di Bonimba centravanti e delle sue rovesciate, del gioco dell’elastico, dei pattini a rotelle, della magnifica serie televisiva avveniristica UFO che insieme a quella avventurosa de Il tesoro del castello senza nome erano i miei programmi preferiti. In occasione del Carnevale i maschi in genere si mascheravano da Zorro, Sceriffo e Indiano e le femmine da Fata, Principessa. A scuola ci si presentava con il grembiule pulito e stirato di tutto punto, altrimenti scattava la nota. E' strano ripensarci adesso, eppure mi piaceva molto quella divisa, composta dal camice nero e dal fiocco azzurro. Visto che nemmeno a farlo apposta avevo l'opportunità di vestire i colori dell’Inter.
Personalmente l’ho sempre considerato un segno della
provvidenza. Non perdevo occasione di rimarcarlo alla mia maestra, che aveva
sempre un’espressione stranita nei miei confronti. Mia mamma mi preparava il
panino al salame o alla nutella come merenda per il doposcuola al pomeriggio,
completata da un succo di frutta Billy e da un pacchettino di wafer Ritz al
cioccolato. Io mi recavo lì, sempre con
congruo anticipo per poter scambiare le figu
doppie della Panini in compagnia dei miei amici.
Eravamo un gran gruppo. I primi della truppa mi suonavano
al campanello di casa. Mi affacciavo alla finestra e vedevo otto o nove bambini
come me: - Dai scendi!!! Allo stesso
modo passavamo di casa in casa fino a diventare una bella banda composta da una
ventina di mocciosi casinisti. Per arrivare fino alle elementari,
dovevamo attraversare tutto il centro del paese.
Riparati dal portico, dopo aver salutato Leandro il bidello che ci cazziava puntualmente dopo aver varcato il cancello, ci piazzavamo sui gradoni e cominciavano a mercanteggiare con il classico celo celo, manca. Ognuno con il pacco gigante di figurine doppie, nel tentativo di trovare quelle che mancavano per completare l’album. Io ne avevo una dozzina di Mario Giubertoni. Per me era un altro segno del destino. Detto con molta schiettezza, io pensavo valesse Beckenbauer. Era l’anno della Coppa Campioni, quella della lattina contro il Borussia M.Gladblach, della lotteria dei rigori contro il Celtic, in cui abbiamo avuto la meglio.
Riparati dal portico, dopo aver salutato Leandro il bidello che ci cazziava puntualmente dopo aver varcato il cancello, ci piazzavamo sui gradoni e cominciavano a mercanteggiare con il classico celo celo, manca. Ognuno con il pacco gigante di figurine doppie, nel tentativo di trovare quelle che mancavano per completare l’album. Io ne avevo una dozzina di Mario Giubertoni. Per me era un altro segno del destino. Detto con molta schiettezza, io pensavo valesse Beckenbauer. Era l’anno della Coppa Campioni, quella della lattina contro il Borussia M.Gladblach, della lotteria dei rigori contro il Celtic, in cui abbiamo avuto la meglio.
Si erano così spalancate le porte della finale di Rotterdam
contro l’Ajax di Cruijff, Neeskens e Krol. L’ultimo rigurgito di orgoglio di molti reduci della
Grande Inter a cui si erano aggiunti i giovanissimi Ivano Bordon in porta e
Lele Oriali come jolly in difesa e a centrocampo. Sarà quest’ultimo a doversi occupare di Johan e lo
fa in maniera abbastanza efficace, fino a quando non si scontra con Bordon e
gli olandesi vanno in vantaggio seguirà il raddoppio del fuoriclasse olandese
che sancirà la nostra sconfitta.
Ricordo di aver visto quella partita di nascosto, a carponi sotto il
tavolo della cucina. Ricordo ancora oggi le imprecazioni di mio papà e dei suoi amici i
pugni sul tavolo che rimbombavano sulla mia testa. Ricordo il torcicollo e il male alle ginocchia per scansare le pedate degli adulti, ma più di tutto ricordo i
lacrimoni che mi sono scesi a fine partita.
Piangendo naturalmente in silenzio, per non farmi sgamare. Poi sempre senza fare
alcun rumore sono sgattaiolata in cameretta dopo non so quanto tempo, perché
non volevo che i miei si accorgessero che non avevo rispettato il classico
divieto a letto e di corsa dopo il
Carosello.
Era una serata di fine maggio e allora non mi sarei certo
aspettata che avrei dovuto attendere fino al 2010 per vedere l’Inter di nuovo
in finale di Coppa Campioni. Così avevo archiviato quella sconfitta come una
parentesi sicura che presto ci saremmo riscattati. La storia dice che è
successo altro come tutti sappiamo, ma come tanti altri non ho mai mollato e tutti insieme siamo arrivati fino a Madrid.
Invece ora che sono trascorsi quaranta e passa anni da quella
battaglia persa contro i lancieri olandesi, dopo aver archiviato l’ultima
giornata di un campionato disastroso contro l’Udinese, prevale in me un senso di amarezza e
disincanto. Dovuta a questa situazione di confusione riguardo ai programmi
futuri. In società sono alla ricercata disperata di soci e soldi e non si sa se
li troveranno. In base a questo non si sa chi allenerà l'Inter. Non si sa nemmeno, se gli ultimi pezzi pregiati
dell’argenteria di casa, Samir e il Guaro, varcheranno di nuovo i cancelli di
Appiano Gentile oppure no, con tutti gli annessi e connessi del caso.
Allora il dispiacere era scomparso in fretta e l’estate seguente è trascorsa insieme ai soliti compagni, e al mio cane un pastore tedesco, che mi sembrava
gigantesco. Cavalcavamo le nostre bici, per andare all'oratorio, come fossero dei destrieri bellissimi, e Rin Tin Tin
(mica per niente si chiamava così) ci rincorreva felice nei prati, mentre noi fantasticavamo con incrollabile ottimismo sulle stagioni calcistiche e non che sarebbero arrivate.
Al contrario stamattina mi trovo in mezzo al traffico caotico, insieme alla sgradita compagnia di tutti i miei casini (da adulti purtroppo è normale) e del dispiacere per la stagione appena terminata. Per cui so solo che vorrei tanto tornare a estrarre il mio pacchetto
della Panini legato con l’elastico doppio sotto la sella, lontano dai clacson, dalle
imprecazioni degli automobilisti e dalla mediocrità in cui i colori del cielo e della notte sono al momento
imprigionati.